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I proprietari del Pd sono gli elettori. Le primarie PD sono la prova - dal blog di Franco Mirabelli sull'Huffington Post

02 Maggio 2017



Continuo a pensare che le primarie del PD per scegliere il proprio Segretario nazionale non siano un fatto privato, che riguarda solo gli iscritti o gli elettori del partito ma, al contrario, un evento che interessa la nostra democrazia.

Si può non essere d'accordo o non condividere l'idea di mettere nelle mani degli elettori la scelta dei candidati sindaci o del leader di una forza politica ma è indubbio che questa scelta abbia introdotto un tema con cui tutti devono confrontarsi e che, ad oggi, rappresenta la risposta più forte alla crisi della politica e al distacco dei cittadini dai partiti.

Sceglie liberamente chi si reca ai seggi, ogni carica è contendibile, così si investe sulla partecipazione e la si promuove.

Lo fa solo il PD: solo il PD ha la forza di organizzare primarie e la volontà di non difendere lo status quo ma, anzi, di mettersi ogni volta in discussione. E lo fa in modo trasparente, con regole e garanzie chiare, chiedendo a chi partecipa di scegliere, impegnarsi e aiutare a pagarne l'organizzazione. Si sa chi vota, si sa chi vince, si chiede a tutti gli elettori di fare lo sforzo di uscire di casa e scegliere. È una partecipazione autentica e reale a cui c'è un popolo che non vuole rinunciare e che l'ha dimostrato ancora una volta domenica 30 aprile.

Si erano moltiplicati i profeti di sventura che prevedevano un flop gigantesco delle primarie per eleggere il Segretario del PD. Dopo la sconfitta al referendum sulla riforma costituzionale, dopo la mini-scissione che ha preceduto il congresso c'erano molte ragioni per essere delusi, per restare a casa e a questo si aggiungeva la scelta di una data che era nel mezzo del ponte del 1 maggio a corroborare le previsioni di una bassa affluenza.

I fatti hanno, invece, smentito nettamente le previsioni e ci hanno regalato una straordinaria giornata di democrazia: due milioni di italiane e italiani hanno votato, hanno scelto il Segretario del PD e scelto tra proposte politiche diverse che si sono confrontate sui contenuti e sul futuro, come è giusto che avvenga in un partito, con un riconoscimento reciproco tanto lontano dalle demonizzazione dell'avversario che appare spesso la regola nella propaganda politica italiana.

Domenica 30 aprile, quindi, abbiamo avuto la conferma che il PD resti l'unico partito italiano che ha nel proprio DNA la partecipazione reale dei cittadini: uno strumento e una ricchezza per la democrazia italiana.

Si possono dare giudizi diversi sul PD, sulle riforme che abbiamo fatto in questi anni, su alcune scelte politiche ma nessuno può nascondere questo dato. Non riconoscerlo significa non rispettare le migliaia di persone che hanno sacrificato gratuitamente la propria domenica per consentire ai seggi di funzionare e gli stessi elettori che hanno votato.

Ha vinto Matteo Renzi e la dimensione della vittoria conferma come lui sia riuscito comunque a rappresentare un cambiamento reale, a tradurre in scelte politiche e riforme concrete i desiderata della sinistra che, per troppo tempo, sono rimasti tali. Un ruolo diverso dell'Italia in Europa e molte leggi importanti per la vita concreta di tante persone come le unioni civili, il dopo di noi, o quelle che garantiscono per la prima volta a tutti coloro che perdono lavoro un reddito e un percorso per rientrare, o la prima legge nazionale sul contrasto alla povertà che garantirà a 2 milioni di persone di avere un sostegno etc. senza la determinazione di Renzi di fronte alle prime resistenze si sarebbero insabbiate.

Il voto delle primarie chiarisce la scelta di proseguire con le riforme ma, allo stesso tempo, chiede di fare tesoro dell'esperienza e degli errori commessi e di guardare al futuro.

Esce dalle primarie un partito che di fronte alle insicurezze e alle paure non risponde coi muri o le chiusure, ma neppure nega la necessità di ricostruire riferimenti anche valoriali per definire, in Italia come Europa e in Occidente, un orizzonte condiviso in cui riconoscersi per sentirsi meno soli di fronte alla globalizzazione.

Un partito che non cavalca e strumentalizza i problemi ma sa affrontare con misure concrete i grandi temi della povertà, del lavoro e delle diseguaglianze. Un partito!

Chi in questi giorni insiste sull'uomo solo al comando o sul partito di Renzi, dopo il successo di partecipazione delle primarie, fa finta di non vedere come in realtà solo nel PD siano invece gli elettori a decidere e i veri proprietari del partito.


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