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Abbiamo un problema non ci facciamo capire - intervista de Il Giorno a Franco Mirabelli

05 Dicembre 2016




Lo ammette senza troppi giri di parole, Franco Mirabelli. Il senatore del Pd riapre quella «questione lombarda» presentatosi più volte nelle ultime tornate elettorali, a partire dalle Regionali del 2013, quando l`allora candidato governatore

del centrosinistra, Umberto Ambrosoli, superò Roberto Maroni in quasi tutti i capoluoghi lombardi ma perse la partita per il voto contro dell`altra Lombardia, della Lombardia che non vive in città.
Mirabelli, l`unica consolazione per il Pd si chiama, di nuovo, a Milano»: qui i Sì hanno superato, anche se di poco, i No. 
«Milano si è rivelata più sensibile nei confronti di una riforma pensata per far crescere il Paese, per ridare slancio all`economia, per aumentare la competitività del sistema Italia e la nostra credibilità internazionale. A Milano siamo riusciti a farci capire e i milanesi ci hanno ripagato con la loro partecipazione e il loro sostegno».
Nel resto della Lombardia, invece, che è successo, secondo lei? 
«In Lombardia dobbiamo riconoscere l`esistenza di un tema che il Pd si deve porre. Vale a dire: c`è una differenza sempre più marcata tra la nostra capacità di farci capire e percepire nei grandi centri urbani e la nostra capacità di farci capire e
percepire nei centri medio-piccoli e nella Lombardia rurale e montana. Nell`ultimo caso non siamo riusciti a spiegare ai cittadini che questa riforma andava a migliorare le condizioni di vita di tutti, a dare garanzie ai meno tutelati. Ma questo è
un problema che abbiamo riscontrato anche altre volte, in altre tornate elettorale, nel recente passato. Non va, poi, dimenticato un altro fattore: quello sul referendum è stato un voto molto politico, a danno quindi della bontà dei contenuti
della riforma. Noi ci siamo trovati contro l`elettorato di tutti gli altri partiti. Se c`è un tema che può unire in un colpo solo Movimento Cinque Stelle, Lega Nord, Forza Italia e anche certa sinistra, quel tema è “distruggere”. Questo è un gioco
molto semplice».
Che sarà ora degli investimenti e delle opere incluse nel Patto Lombardia e nel Patto Milano, entrambi siglati dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, ora dimissionario, con la Regione, nel primo caso, e col Comune, nel secondo? 
«Matteo Renzi ha fatto sapere che rassegnerà le dimissioni ma al tempo stesso ha garantito che la nostra maggioranza provvederà a portare a termine la Finanziaria, migliorandola, e a mettere al riparo da sorprese gli impegni che abbiamo preso.
Credo, ragionevolmente, che nessuno abbia voglia di mettere in discussione gli investimenti previsti per la Lombardia e per Milano. Se invece così dovesse essere, noi ci batteremo con i nostri numeri».
Renzi fa bene a dimettersi?
«Da parte sua è una grande dimostrazione di coerenza, del tutto in linea con la sua storia personale e politica. Il suo Governo era nato per fare le riforme, per cambiare il Paese. Lui ora prende atto, con grande lucidità, di un voto che non va nella direzione di quella che era la missione di questa legislatura».
Alla luce di quanto avvenuto stanotte è stato un errore giocare da soli, andare alla guerra soli contro tutti su questa riforma costituzionale, rompere il patto con Forza Italia? 
«No, non credo che il tema sia questo. Avremmo dovuto farci capire, avremmo dovuto spiegare meglio gli effetti positivi che questa svolta avrebbe generato nel Paese e a vantaggio degli italiani».


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