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Una legge per l’Italia

24 Gennaio 2014

Nota sulla legge elettorale di Emanuele Fiano, capogruppo PD in Commissione Affari Costituzionali della Camera


 

Il testo base della Legge elettorale depositato questasettimana in Commissione Affari Costituzionali della Camera con le firme del Pd, di Forza Italia e di NcD, è il primo tassello di un trittico di riforme decisive per il futuro del nostro paese. Per l’Italia.

Come è noto, nei giorni scorsi la Direzione Nazionale del Partito Democratico ha approvato un complessivo pacchetto, che comprende, oltre alla legge elettorale, anche la riforma del titolo quinto della Costituzione e la riforma del Senato della Repubblica trasformato in Senato delle regioni con elezioni di secondo livello. Queste tre riforme, una volta approvate,porteranno con ogni evidenza ad una maggiore stabilità ed omogeneità delle maggioranze parlamentari e di conseguenza dei governi, ad una maggiore semplificazione e accorciamento nei passaggi legislativi, ad una maggiore efficienzanell’articolazione delle competenze tra regioni e stato centrale, ad un taglio molto significativo dei costi della politica; a cui aggiungere anche la cancellazione dei rimborsi elettorali per i partiti e la riforma delle Province che abbiamo già approvato in prima lettura; insomma fattori essenziali di un disegno complessivo di riforma, che il PD dalla sua nascita ritiene decisivo per poter puntare di nuovo alla ricostruzione della fiducia tra cittadini, istituzioni e politica.

Dunque elementi essenziali per il rilancio del paese.

Il modello di legge elettorale che ho sottoscritto a nome del PD, il cosidetto Italicum,prevede un competizione elettorale per la Camera con un primo turno che assegna i seggi sulla base di collegi plurinominali, di dimensione territoriale all’incirca come le province, destinati ad eleggere circa 4/6 deputati di media, con una ripartizione su base regionale. Nel caso nessuna coalizione o Partito raggiunga la soglia del 35 % dei voti su base nazionale, si svolger à un secondo turno di ballottaggio nazionale tra i primi due schieramenti, con l’assegnazione di un premio massimo del 18 %, cioè che assegnerà una maggioranza massima del 53 % dei deputati nella Camera dei Deputati. Il modello prevede delle soglie di ingresso, valide per partecipare all’assegnazione dei seggi, del 5 % per i partiti che si alleano ( non sono previsti apparentamenti al secondo turno), dell’8 % per i partiti esterni alle coalizioni, del 12 % per la coalizione nel suo insieme. E’ previsto l’obbligo della parità di genere nelle candidature, il divieto di candidature plurime in collegi diversi, una norma anti liste civetta. Per il Senato della Repubblica, per il quale ovviamente al momento bisogna comunque stabilire le norme elettive, il sistema sarà analogo con collegi più grandi, ma con la novità che risponde ad un rilievo della Corte Costituzionale, del premio di maggioranza nazionale e non più regionale.

Il sistema parlamentare che noi vogliamo ne derivi, ovviamente previa abolizione di un Senato con funzioni legislative, è un sistema che riconnette con forza l’elettore all’eletto tramite il sistema dei collegi plurinominali, nei quali ogni partito potrà presentare fino al massimo di 6 candidati ( o comunque fino al numero massimo di posti disponibili in quel collegio ) i cui nomi sono stampati sulle schede, e quindi ciascuno di loro sarà di conseguenza fortemente riconoscibile come rappresentante diretto di quel territorio, un sistema che spinge a coalizioni il più possibili coese e ad un Parlamento monocamerale meno frammentato. A noi del PD pare che a questo sistema andrebbero aggiunte le primarie di partito per legge, ma su questo tema oggi non saprei dire quale possa essere la praticabilità parlamentare di un simile provvedimento. So che il PD le farà comunque.

Certo non va dimenticato il dato di fondo di quanto staaccadendo; questo modello è frutto di un accordo politico molto complesso, guidato da Matteo Renzi e dal PD, a cui hanno partecipato sia le forze di maggioranza che Forza Italia, è un accordo che sblocca non solo la legge elettorale ma anche le altre due importanti riforme che ho citato, dopo anni o mesi di impasse, è un accordo che per la sua natura e per i tempi che contempla, garantisce una durata congrua all’attività di governo e quindi toglie elementi di frizione possibile tra la vita del governo e le scelte del partito. E’ un accordo complesso, in cui ciascuna forza ha messo del suo e ha dovuto rinunciare a qualcosa; certamente aver portato Forza Italia ad accettare il doppio turno è un successo, ma su altri elementi quali il livello delle soglie un’ulteriore riflessione è forse possibile.

Infine critiche sono state sollevate da più parti sull’assenza delle preferenze. E’ un rilievo comprensibile, giacché si identifica nella preferenza l’atto più diretto di scelta dell’elettore; non vanno però dimenticate le criticità di quel metodo che portarono il paese negli anni 90 a spostarsi verso altri modelli come il “Mattarellum”. Le preferenze sono il metodo che più ha mostrato nel tempo di essere terreno fertile per leinfiltrazioni criminose e anche un sistema che accresce enormemente i costi delle campagne elettorali personali. E anche per questo, le preferenze non sono mai state un modello proposto dal PD, che ha invece storicamente individuato nel collegio uninominale a doppio turno la propria scelta. (tra l’altro nessuna democrazia occidentale utilizza il metodo delle preferenze). L’Italicum ricalca dunque la nostra scelta storica, con collegi però plurinominali, e con la riproposizione del doppio turno a noi caro.

Il dato politico di base è quello a cui però dobbiamo assolutamente guardare nell’analisi di questo delicato e decisivo passaggio: certo ogni proposta è perfettibile, e insieme, nel PD, lavoreremo permigliorare la proposta di legge elettorale, ma non può sfuggire a nessuno il senso di responsabilità che dobbiamo assumere nella consapevolezza che saranno possibili solo modifiche condivise da tutti gli attori. Far fallire questo accordo e mettere a rischio il governo e la legislatura, ora che il cambiamento è a portata di mano, sarebbe un suicidio politico, un grave danno per il paese, una colpa che non ci verrebbe perdonata.

Emanuele Fiano


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